Cari Lettori, continuiamo a raccontarvi la storia di Baia Domizia, prima quella più recente, nota ai più ma non a tutti. E poi torneremo indietro nell’antichità e alle origini.
Per la realizzazione del progetto della località balneare Baia Domizia, l’amministrazione comunale di Sessa Aurunca del tempo, non disponeva delle necessarie risorse finanziarie, ne capacità di reddito per poter provvedere da sola alla sua realizzazione. Per tale ragione la pineta fu venduta ad una società privata, formata da alcuni imprenditori soprattutto veneti, riuniti nella società “Aurunca Litora” costituita il 27 Febbraio 1962 che si impegnava a terminare il progetto nell’arco di una decade, presieduta dall’imprenditore padovano Giuseppe Longato, che insieme ad Angelo Mocellini ed altri imprenditori veneti decise di accettare la sfida. Lo stesso Longato, nel 1959, aveva avviato in provincia di Venezia un’operazione analoga, Bibione, e Mocellini in quel periodo costruiva splendidi palazzi sul Lido di Jesolo.
La vendita dei terreni e l’inizio del lavori a Baia Domizia
Il 28 agosto del 1963 venne approvata la vendita dei terreni di proprietà comunale in località Pineta alla società veneta, per un’estensione di 275 ettari, al costo di 450 lire al m², per un prezzo totale di 1.239.228.000 lire, di cui la società avrebbe pagato subito la somma di 904.812.851 lire e il resto pari a 334.415.149 in quattro rate a iniziare dal 31 dicembre 1964 fino al 31 dicembre 1967. Il primo contratto di compravendita preceduto da un contratto preliminare dell’11 aprile 1962 fu fatto il 13 ottobre 1962, il contratto definitivo fu stipulato il 22 agosto 1963.
I lavori cominciarono il 27 aprile 1965 ed il progetto, seppur nelle sue grandi linee, venne realizzato, ma mancarono alcune delle opere a corollario che restarono incompiute: non vennero realizzate la zona nord, denominata “sportiva”, dove sarebbe dovuto sorgere il porticciolo con la darsena, e qualche altra importante struttura, opere che furono poi in seguito definitivamente bloccate dalla Legge Galasso del 1985, che stabiliva il divieto di edificazione a meno di 300 m dalla costa. Il comune di Sessa Aurunca si era obbligato a cedere ad un prezzo concordato i terreni per realizzare la darsena con accesso dal fiume Garigliano “ovunque fosse ritenuto idoneo tecnicamente”, ed inoltre anche un’area di estensione compresa tra i 15 e i 20 ettari per realizzare un aeroporto turistico.
Il lancio della località balneare
Per lanciare la località balneare fu disegnata una campagna publicitaria internazionale, con un logo progettato da Pino Castagna, uno scultore-ceramista amico del presidente Longato, con una B contrapposta ad una D inserite in un cerchio, con un’onda al centro: il marchio con le foto della neonata destinazione era presente sulle principali riviste italiane ed europee, in particolare nel Regno Unito, in Germania, Svizzera, Francia, e nei Paesi Scandinavi, da cui arrivarono numerosi villeggianti, in particolare dalla Svezia.
Una delle strutture più famose fu il villaggio turistico “La Serra”, di proprietà svedese, da tutti conosciuto in illo tempore come “il villaggio svedese”, essendo riservato allora ai soli villeggianti scandinavi.
Il tutto fu riportato anche in un cinegiornale dell’Istituto Luce del 1975, “Una ‘fettina’ di Svezia in Italia, 217 cottages per 1600 posti, un villaggio nato nel 1968 grazie ad una cooperativa, di proprietà dei sindacati svedesi”. Sulle spiagge di Baia si videro i primi topless, che fecero gridare allo scandalo: persino l’allora vescovo di Sessa Aurunca, Vittorio Maria Costantini (che fra l’altro inaugurò e benedì nel 1974 la nuova chiesa parrocchiale appena costruita), tuonò dal pulpito arrivando a definire Baia Domizia la “pietra dello scandalo”, dando luogo ad un vero e proprio fenomeno di costume. A queste si aggiungevano le presenze del campeggio internazionale e dei vari hotel che la rendevano abitata per oltre il 50% da stranieri.
Baia Domizia: una località di moda
La località fu, fino alla fine degli anni ’70, una delle destinazioni più alla moda di tutto il Sud Italia, al punto che, per quantità e qualità della vita notturna, rivaleggiò alla pari con Capri e le altre rinomate località della costiere amalfitana. Nei suoi bar e locali notturni il cocktail più diffuso era lo spritz; in quel periodo accaddero molti avvenimenti come quello per l’inaugurazione dell’hotel “Domizia Palace”, e di bella vita presso i locali notturni dove si esibivano i più importanti cantanti e gruppi musicali del tempo.
Nelle stradine della località circolavano variopinti risciò a pedali ed erano sempre affollate di turisti provenienti da tutte le parti d’Europa. La stagione cominciava a marzo e terminava alla fine di ottobre. Enorme fu, in termini di sviluppo economico e di crescita sociale, ma anche di liberazione sessuale l’impatto sulle popolazioni dei paesi circostanti. Tutta l’area aurunca risentì positivamente della ventata d’aria fresca che giungeva con le genti e le culture che Baia Domizia attirava.
Nella prossima puntata, Il terromoto degli anni ‘80 e la crisi. Qui trovate la Parte I: Il progetto di località balneare moderna
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