Nella scorsa parte della rubrica sulla storia di Baia Domizia vi avevamo parlato degli anni d’oro della Baia, il decennio 70-80, quando la stessa aveva raggiunto il 50% di presenze internazionali, con attrattività turistica paragonabile all’allora Capri e la costiera amalfitana. Oggi andiamo avanti con gli anni del declino, il decennio 80-90.
Il Declino di Baia Domizia tra Terremoto dell’Irpinia e Bradisismi
Il declino di Baia Domizia comincia presto, con il terremoto dell’Irpinia del 1980, ma soprattutto con i bradisismi che interessano l’Area di Pozzuoli tra il 1983 e il 1984, e poi con il terribile incendio nel deposito Agip di Napoli nel 1985. Un terribile trauma per la zona, con circa 70.000 sfollati che, per far fronte all’emergenza, vengono ospitati nel periodo in molte seconde case, alcuni residence e hotel di Baia Domizia. Persone dalle zone più disagiate di Napoli e provincia, senza un minimo di rispetto per la zona e gratitudine per l’ospitalità. In alcuni casi, i destinatari degli alloggi ridussero gli immobili requisiti al limite della fatiscenza, come nel caso dell’ “Hotel Giulivo”, nell’area sotto la giurisdizione del Comune di Sessa Aurunca, e nel caso del “Cosida Residence” (area Comune di Cellole), quest’ultimo reso del tutto inagibile – in alcuni punti letteralmente devastato in modo tale da manifestare perfino il rischio di crollo. Molti degli occupanti vi rimasero abusivamente a lungo, ben oltre il periodo definito per legge, bloccando di fatto gran parte delle attività turistiche, determinando una generale situazione di degrado.
La requisizione di seconde case, residence e alberghi per gli sfollati fu ritenuta da molti una decisione politica, il cui fine sarebbe stato quello di salvaguardare determinate località turistiche campane a discapito della provincia di Caserta, la cui forza politica non sarebbe stata tale da esercitare una energica opposizione.
Il trauma degli eventi naturali degli anni ‘80 seguiva un trauma “geopolitico” della metà degli anni ‘70. Nel 1975 il distacco del comune di Cellole da quello di Sessa Aurunca comportò la suddivisione amministrativa della località balneare tra i due comuni. Una stessa località balneare suddivisa tra due Comuni un caso più unico che raro a livello mondiale. La divisione avrebbe dovuto essere provvisoria, in attesa che i comuni interessati trovassero tra di loro un accordo ma, in mancanza di esso, di fatto divenne definitiva. Ciò innescò un sistema di veti incrociati che per decenni costituì una delle cause del mancato sviluppo, anche a causa della miopia delle rispettive giunte comunali dell’epoca che, invece di investire nella località e promuovere iniziative tali da incoraggiare ulteriormente l’afflusso turistico, pensarono unicamente a sfruttarne le risorse a beneficio dei centri comunali popolati da elettori.
Nella prossima puntata, domenica 29 agosto, il tentativo di ripresa negli anni ‘90.
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