Un detenuto con il cancro è stato rimandato indietro dall’ospedale di Sessa Aurunca perché i medici non erano in grado di gestire la sua gravissima condizione. Giovanni C., è stato poi trasferito all’ospedale Cardarelli di Napoli, dove, dopo un mese di degenza, è stato dimesso con l’esplicita dicitura “la prognosi del paziente è infausta e l’exitus può accadere in qualsiasi momento per la comparsa di complicanze non prevedibili”.
Eppure, si trova ancora in carcere, nell’infermeria presso la casa circondariale di Santa Maria Capua Vetere. Per questo, il garante dei detenuti della Campania, Samuele Ciambriello, in visita alla struttura e al reparto di infermeria dove ha incontrato diversi detenuti con malattie oncologiche sottoposti a chemioterapia, ha chiesto che per lui siano previsti i domiciliari.
Il garante Ciambriello a favore del detenuto
Ancora oggi – ha affermato Ciambriello – mi chiedo come mai non gli vengano concessi gli arresti domiciliari presso l’abitazione della sorella. È uno dei pochi casi in Campania in cui l’incompatibilità con il sistema carcerario è stata dichiarata tale da più strutture pubbliche. Il diritto alla salute è incompatibile con la permanenza in carcere, per Giovanni C. in primis e per tutti coloro che versano in condizioni fisiche precarie.
C’è bisogno di strutture di accoglienza, anche e soprattutto per i detenuti che non hanno supporto familiare. Insomma la pena non può configurarsi come vendetta. Chi è incompatibile con il carcere, deve uscire dallo stesso, ma non da morto”, ha concluso il garante.
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