Entra nel vivo la questione riguardante la riforma delle concessioni balneari. Martedì 16 novembre è stato convocato, in videoconferenza, un incontro tra il Ministro del turismo Massimo Gravaglia e le regioni per affrontare il problema legato alla sentenza del Consiglio di Stato, riguardante la proroga fino al 2023 delle concessioni balneari. Nel comune di Sessa Aurunca e sul litorale di Baia Domizia la preoccupazione è alta.
Molti stabilimenti, a conduzione familiare, dopo anni di investimenti, potrebbero perdere la concessione e la conseguente fonte di reddito. Per molti titolari il timore è che si vada a favorire investimenti esteri a discapito della gestione nazionale o locale, soprattuto nei riguardi di un indotto come quello legato alla ricettività balneare ed a tutto ciò che vi ruota attorno.
Inoltre, molti degli stabilimenti, vengono gestiti dalle stesse famiglie da decenni, con conseguente costante rinnovamento delle strutture per migliorare la ricettività dello stesso. Per molti addetti ai lavori, il problema potrebbe presentarsi a cascata su tutto l’indotto, non colpendo soltanto le realtà interessate ma tutte le aziende coinvolte nel settore. Senza una prospettiva lavorativa prolungata nel tempo, ogni miglioria strutturale potrebbe essere lasciata indietro con conseguente danno nei confronti del benessere turistico, primo obiettivo del settore.
La voce che accompagna quasi all’unisono l’eco dei gestori balneari è la richiesta di un intervento governativo. Mentre la gestione di questa situazione viene vista da questi ultimi come un fallimento della politica. In attesa degli incontri tra i sindacati di settore ed il ministero, la speranza dei concessionari è quella di vedersi aggiudicare la proroga, almeno, fino al 2033, data annunciata nel 2018.
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Le preoccupazioni dei gestori di Baia Domizia
C’è grande incertezza attorno al mondo turistico-ricettivo costiero. Famiglie che hanno, negli anni, curato ed alimentato un’economia importante per il tessuto sociale italiano, potrebbero non aggiudicarsi il rinnovo dell’azienda che hanno contribuito a far crescere.
Questo, nei prossimi due anni, potrebbe portare ad un indebolimento del settore, a causa dell’incertezza e di conseguenza alla scarsa voglia di investire su un prodotto che non viene più percepito come proprio. La preoccupazione principale è che il patrimonio costiero italiano venga offerto a grandi compagnie o gruppi internazionali o, nella peggiore delle ipotesi, a multinazionali.
È solo con la longevità che gli investimenti prendono vita, non con una soluzione a termine. Secondo alcuni gestori sentiti dal Caffè di Baia Domizia e che preferiscono restare nell’anonimato, la carenza di spiagge libere è stata usata come scusante per arrivare a questa riforma. In quanto sul territorio italiano, data la sua conformazione, è presente una vasta varietà di possibilità per i fruitori. Altra e non sottovalutabile preoccupazione risiede nel fatto che possano esserci delle infiltrazioni da parte di organizzazioni criminali, interessate alla gestione e ai proventi di tali attività.
Simone Frau
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