L’introduzione del nuovo Super Green Pass ha aumentato i malumori tra i ristoratori del territorio aurunco. Abbiamo chiesto ad alcuni di loro come vivono l’introduzione delle nuove regole e dalle parole di tutti è emersa la denuncia di pochi controlli, ma soprattutto la percezione che questo sia il colpo di grazia per le loro attività.
“Fin dai primi momenti noi ristoratori abbiamo dato la disponibilità. Abbiamo fatto la nostra parte, pagando forse più di tutti. Abbiamo perso tanto nella prima fase della pandemia e in questi mesi non è andata meglio. A Cellole ci siamo trovati a convincere i clienti a ritornare nei nostri locali. Come me avranno fatto anche i miei colleghi. Abbiamo fatto di tutto e oggi ci troviamo di nuovo a dover fare i conti con la novità del super green pass.
Questo va a penalizzare soltanto noi esercenti perché chi non è vaccinato comunque continuerà a non sottoporsi alla vaccinazione e in più semplicemente non verrà più a consumare nei nostri locali. È inutile dare regole su regole se poi nessuno controlla che queste siano rispettate”. È questo il disilluso racconto di un ristoratore di Cellole che preferisce rimanere anonimo. La percezione di questo giovane restituisce un’immagine drammatica della ristorazione del territorio aurunco. Infatti le sue parole sono state confermate anche da quelle di un altro giovane ristoratore del territorio.
Super Green Pass: i controlli sui clienti
Alessandro (nome di fantasia) ha aperto la sua attività di ristorazione a Sessa Aurunca diversi anni fa. È quasi incredulo quando gli chiediamo quale sia la sua opinione sul green pass rafforzato. “Il problema non siamo noi ristoratori, come non lo sono gli altri commercianti. È l’assenza di controlli il vero problema”, ci spiega. Cerchiamo di approfondire il suo pensiero, che conferma quello del suo collega cellolese.
“I controlli ci sono, non dico il contrario. Ma ad avere sempre i riflettori puntati siamo noi ristoratori. Siamo stati noi infatti a trovare una soluzione quando ci hanno permesso di lavorare all’esterno. Siamo sempre noi a dover controllare che i clienti abbiano il green pass, ma noi cosa dobbiamo fare? Quando arriva un cliente dobbiamo comportarci come se fossimo forze dell’ordine perché non possiamo far entrare persone senza green pass. Non ci prendiamo in giro, i contagi non avvengono mica al tavolo di un ristorante”.
“Noi – spiega il ristoratore – dobbiamo fare controlli su controlli, ci siamo dovuti adeguare a tutte le regole. Invece anche dai telegiornali, dalle immagini che girano sui social è evidente che il problema sia altrove. E poi, come dicevo, il problema sono i controlli. Chi si è adeguato e rispetta le regole lo fa per coscienza propria, non perché ci sia Polizia o Carabinieri a controllare. Diciamo che loro intervengono, ma solo quando c’è una segnalazione”.
Gravi le perdite per i ristoratori: ma è anche effetto pandemia
L’introduzione della nuova certificazione verde ha quindi esasperato una situazione già difficile. Questo soprattutto in luoghi già esposti a un calo fisiologico delle presenze, come Baia Domizia. “Tra il mese di novembre e quello di dicembre le perdite sono state dell’80%”, spiega Tommaso, gestore del ristorante La locanda di Tommy. “In questo periodo già si lavorava poco perché a Baia Domizia ci sono molte presenze soltanto nei mesi estivi, ma adesso la situazione è critica. Anche chi non si trovava a dover decidere di chiudere adesso ci sta pensando”.
“Con l’introduzione del super green pass – prosegue – ci sarà sicuramente un peggioramento. Alcune persone hanno paura e non escono di casa, altre ci chiedono se sia necessario avere il green pass per accedere al nostro ristorante. Poi non si sa mai come comportarsi rispetto ai controlli perché come possiamo noi ristoratori controllare l’identità dei clienti? Il green pass è un foglio di carta, chi può assicurare che non se lo passino? Dobbiamo controllare anche i documenti”.
Lo scorso anno, soprattutto in occasione delle festività, molti ristoranti hanno organizzato il servizio di asporto. In questo modo sono riusciti a tamponare le perdite, seppure solo parzialmente. Questa soluzione non sembra però essere replicabile. “L’asporto è poco, perché se le persone sono in casa cucinano. Poi non c’è neanche più l’intenzione di invitare amici a casa, soprattutto se non vaccinati perché si ha paura di contagiarsi. Alla fine resteremo sempre più soli”.
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