La raccolta differenziata in Campania non decolla, entrata in un tunnel di stallo che si evidenzia nel lentissimo incremento della raccolta differenziata nella Regione, che negli ultimi 5 anni ha visto una crescita di poco più di 2,5 punti percentuali e che nel 2020, anno della pandemia, arriva appena a toccare il 54% con un misero incremento di 1,4 punti rispetto lo scorso anno.
Per quanto riguarda la raccolta differenziata, esclusa l’Area Metropolitana di Napoli, la Provincia di Caserta è il fanalino di coda della Campania con il 50,2 per cento, molto distante da Province più virtuose come Avellino (71,3 per cento) e sotto la media regionale del 52,8 per cento. Nei Comuni del Territorio Aurunco ci sono alcuni con buone performance e altri decisamente sotto la media. Per avere un metro di paragone, l’obiettivo fissato dall’Unione europea è di almeno il 65 per cento di raccolta differenziata.
La raccolta differenziata nei Comuni dell’alto Casertano
Partendo da Sessa Aurunca, la raccolta differenziata, in base ai dati della Regione Campania, riferiti al 2020, siamo solo al 49,16 per cento. Non solo. Osservando la progressione storica, rispetto al 2015 e al 2016, quando era in linea con l’obiettivo del 65 per cento, negli ultimi anni c’è stato un graduale peggioramento che ha portato al 49 per cento attuale.
Percentuali molto sotto la media anche Mondragone (46,63 per cento), Teano (47,24 per cento: ultimi dati disponibili del 2019) e Carinola (45,6 per cento). In questi casi la progressione storica indica una situazione di staticità nei tassi di raccolta differenziata, con l’eccezione di Teano, che ha assistito a un graduale peggioramento rispetto al 63,24 registrato nel 2016.
Per quanto riguarda i Comuni più virtuosi, ci sono quelli di Sparanise, con il tasso più alto di raccolta differenziata della zona, pari al 68,34 per cento. Nella classifica seguono Falciano Del Massico (63,14 per cento), Cellole (62,58 per cento) e Francolise, con il 62,36 per cento. Dunque leggermente sopra o sotto l’obiettivo individuato dall’Unione europea.
LEGGI ANCHE: TASSA RIFIUTI, IN CAMPANIA SI PAGA DI PIÙ: TUTTE I NUMERI
Cosa bisognerebbe fare secondo Legambiente
In Campania, secondo i dati dell’Osservatorio regionale dei rifiuti, nel 2020 la produzione dei rifiuti urbani è pari a 2,560 milioni di tonnellate con un decremento, rispetto al 2019, dell’1,3 per cento. Sono 105 (erano 107 lo scorso anno) i Comuni Free di Legambiente, quelli dove la raccolta differenziata funziona correttamente ma soprattutto dove ogni cittadino produce, al massimo, 75 Kg di secco residuo all’anno, ovvero di rifiuti indifferenziati avviati allo smaltimento.
Secondo Legambiente in Campania continua a mancare una governance autorevole del ciclo integrato dei rifiuti e ancora non si procede alla realizzazione di impianti industriali di trattamento della frazione organica con compostaggio, digestione anaerobica e produzione di biometano.
“Per accelerare – commenta Maria Teresa Imparato, presidente Legambiente Campania – bisogna inoltre passare necessariamente dal coinvolgimento dei cittadini. Solo rendendo trasparente il processo di coinvolgimento dei cittadini diventa possibile informare un numero ampio di persone sui reali impatti di un impianto e solo attraverso momenti di confronto pubblico organizzati diventa possibile entrare nel merito delle questioni. La partecipazione civile diventa quindi un unico modo per evitare conflitti con le comunità, speculazione politica su questi temi, diffusione di pregiudizi e fake news”.
RIPRODUZIONE RISERVATA
Please follow and like us: