Dall’efficientamento energetico di cinema, teatri e musei al rilancio dei borghi, dall’architettura rurale alla cura di parchi e giardini fino agli spazi per custodire e restaurare le opere d’arte. Sono cinque per il ministero della cultura (MiC) guidato da Dario Franceschini, gli obiettivi compresi nel Pnrr con una serie di atti amministrativi che vanno completati entro il 30 giugno del 2022. Bandi di gara e di selezioni con una precisa tabella di marcia per arrivare all’affidamento delle risorse per un totale di 3 miliardi di euro di quello che è stato chiamato il “Recovery Art”.
E nel progetto rientra anche l’ex centrale nucleare del Garigliano, a pochi chilometri da Sessa Aurunca. Con una funzione che fino a pochi anni fa, probabilmente, nessuno avrebbe immaginato. Il quinto punto del “Recovery Art” riguarda la messa in sicurezza sismica e il ricovero delle opere d’arte sfollate in seguito a calamità naturali o alla necessità di restaurare gli spazi che di solito le accolgono. In questo caso la dotazione è complessivamente di 800 milioni di euro.
Due le linee di intervento. L’individuazione, che verrà completata entro marzo (di concerto con il Fec- Fondo edifici di culto del ministero degli interni) di una lista di chiese, torri e campanili da restaurare; la riconversione di alcune grandi caserme (la Cerimant a Roma e le ex casermette di Camerino vicino a Macerata) e di tre centrali nucleari dismesse: Bosco Marengo (Alessandria) Caorso (Piacenza) Garigliano (Caserta). I grandi edifici riconvertiti serviranno in particolare al ricovero e al restauro delle opere d’arte.
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Le polemiche sul “Recovery Art”
La creazione di cinque “depositi per beni culturali da utilizzarsi in caso di calamità naturali”, dove troverebbero collocazione non meglio identificate start-up, industrie culturali e creative, e laboratori di restauro, ha suscitato tuttavia alcune polemiche. Riferendosi solo alla centrale del Garigliano, l’impianto è tuttora in pieno smantellamento. La fine degli interventi sul reattore è prevista per il 2026, ma servirà altro tempo per lo smaltimento dei rifiuti radioattivi. Secondo alcune interpretazioni, i costi delle riconversioni, verrebbero finanziati attraverso i fondi del Pnrr dedicati, invece, alla protezione dell’arte.
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