di Maria Francesca Ciriello
Si è spento a 95 anni l’imprenditore lombardo Carlo Formenti, pioniere e produttore dei televisori in bianco e nero che sono entrati nelle case degli italiani durante il Boom economico gli anni ’50 e ’60. Residente a Desio (Monza Brianza), per cinquant’anni ha prodotto in Italia e all’estero radio e televisori, lavorando con i migliori marchi del settore. appena maggiorenne fondò la sua prima società a Desio. Negli anni è riuscito a far crescere l’azienda in modo esponenziale e acquisendo una consistenze fetta di mercato. La notizia è stata riportata dal quotidiano locale Il Giorno e citata dal movimento Generazione Aurunca.
La Formenti fu la prima industria a commercializzare in Italia il televisore con telecomando senza fili ed il televisore portatile interamente transistorizzato. Un vero e proprio sogno che ha riguardato anche Sessa Aurunca. Nel 1972 entrò in funzione lo stabilimento in provincia di Caserta, destinato alla produzione anche di televisori a colori. Formenti fu tra le prime aziende i taliane a produrre televisori a colori. Questi però fino al 1976 furono commercializzati esclusivamente nei paesi centroeuropei.
Anche la sede di Sessa Aurunca si occupò della produzione di televisori a colori. La produzione riguardava soprattutto i marchi Admiral, Phoenix, Philco, Televideon e Uranya. Nel suo periodo di massimo splendore la Formenti arriva a un giro di affari di oltre 200 miliardi, con la produzione di 500mila pezzi. Degli apparecchi che l’azienda produceva annualmente a Sessa Aurunca in questo periodo l’80% era destinato al mercato estero.
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Gli anni Ottanta e il crollo finanziario del Gruppo Formenti
Negli anni ’80 iniziano le prime difficoltà economiche del Gruppo. Nel 1984 fu lo Stato, la finanziaria pubblica REL istiituita dal Ministero dell’Industria, a rimpolpare il capitale con ben 7 miliardi e mezzo di lire. Sul finire degli anni ’80 l’azienda avviò l’ammodernamento e l’ampliamento dello stabilimento di Sessa Aurunca. Qui entrarono in funzione le catene di montaggio automatizzate e computerizzate che permisero all’azienda di avere un incremento della produttività. Si passò da 300 a 2.200 pezzi prodotti al giorno nell’arco di un decennio.
L’azienda riesce ad essere fortemente competitiva fino agli anni Duemila. Nonostante il tentativo, nel 2001, di accaparrarsi anche il segmento di mercato di fascia bassa con l’acquisizione del marchio Phonola, in quegli anni iniziò il suo declino. I bilanci dell’azienda cominciavano a registrare forti passività dovute fondamentalmente al calo delle vendite, fattore quest’ultimo causato dall’aggressiva concorrenza nel segmento di fascia bassa esercitata dai produttori cinesi e turchi di televisori, immessi sul mercato a prezzi nettamente competitivi. In conseguenza delle difficoltà finanziarie, l’azienda attuava un drastico piano di ristrutturazione. Il piano portò alla dismissione, nel 2003, dell’unità produttiva di Sessa Aurunca. I suoi 440 addetti finirono in cassa integrazione e tutte le attività industriali furono concentrate nello stabilimento friulano di Pordenone.
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