È sufficiente un dato per capire la crisi che stanno attraversando i cinema italiani. Riccardo Antonio Aceti gestisce, insieme alla famiglia il cinema Corso Seccareccia a Sessa Aurunca e il cinema estivo Arena Pineta a Baia Domizia. È lui a dare un’idea concreta di come la situazione sia vicina al baratro per le sale della “settima arte”.
“Da quando è cominciata la pandemia, gli introiti si sono ridotti del 70 per cento, così è complicato continuare”, afferma laconico. Dopo un anno di stop a causa della pandemia le condizioni sembravano essere tornate alla normalità in autunno, poi è arrivata la mazzata della quarta ondata Omicron con le nuove restrizioni, rimettendo tutto in dubbio.
“Soprattutto è tornata la paura”, commenta Aceti. “Tante persone adesso non vanno al cinema non a causa delle regole come l’obbligo di Green Pass o di mascherina, ma perché teme il contagio, nonostante noi rispettiamo alla lettera i protocolli del governo”, spiega.
“A Sessa Aurunca abbiamo riaperto a fine settembre 2021 – racconta il gestore del Corso Seccareccia – e piano piano le persone stavano tornando ad abituarsi al cinema e c’era stata una parziale ripresa che ci aveva permesso di chiudere le proiezioni almeno in pareggio e guadagnare qualcosa con l’anteprima di Spiderman a dicembre.
Le difficoltà per i cinema proseguiranno anche senza Covid
A Natale, invece, da una settimana all’altra c’è stato un ribasso del 150 per cento, un calo di due terzi dei clienti e proprio in un momento in cui generalmente le vendite dei biglietti aumentano. E la paura non è l’unico freno alla ripresa. Probabilmente anche il duraturo lockdown ha abituato le persone a trascorrere più tempo in casa e ad utilizzare piattaforme in streaming come Netflix.
“Tuttavia in condizioni quasi normali il mercato dei cinema regge”, sostiene Aceti, che per questo non ha intenzione di abbandonare l’attività. Il problema è sapere quando torneranno, sebbene i dati Covid siano in miglioramento. Non tutti i cinema, però, saranno in grado di rialzarsi. “Siamo una conduzione familiare e non abbiamo dovuto fare tagli al personale, mentre i ristori ci hanno almeno permesso di non dichiarare fallimento”, racconta Aceti.
A qualcosa, però, i proprietari di cinema hanno dovuto rinunciare per fare quadrare i conti. E il rischio, adesso, è l’attivarsi di un circolo vizioso. I tagli, inevitabili, sono stati fatti nella programmazione a causa degli alti costi di affitto in funzione dei profitti in questo periodo.
“Il noleggio di un film di una settimana per una monosala è in media di 500-600 euro, mentre una prima visione di richiamo arriva fino a 2500-3000 euro, ma a questo vanno sommate le spese di gestione, di pulizia, le bollette, il personale, la tipografia e la pubblicità”.
Con meno film in sala, o con prodotti di qualità inferiore, però, anche gli appassionati irriducibili potrebbero scoraggiarsi. “Per questo ci dovrebbe venire incontro anche la grande distribuzione – conclude Aceti – e non fare uscire tutti i film nello stesso periodo strategico ma spalmarli nel corso dell’anno in modo da garantire introiti più costanti ai cinema”.
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