La conferenza dei sindaci dell’ATO4 della Provincia di Latina si appresta ad approvare due impianti di trattamento dei fanghi di depurazione ai limiti dei 500 metri dalla foce del Garigliano e le comunità locali sono state tenute all’oscuro dalla politica sino all’ultimo momento. A protestare, in una nota, è l’associazione Confconsumatori e l’associazione Pendolari Stazione Minturno-Scauri. Questa la nota congiunta diffusa alla stampa.
“Esprimiamo forti perplessità riguardo alla questione posta all’ordine del giorno ed in approvazione nell’assemblea dell’ATO4 della provincia di Latina (punto 1 – Fondi PNRR Avviso M2C.1.1 – Investimento 1.1 – Linea intervento C – ‘Approvazione della proposta progettuale per il trattamento fanghi di depurazione’ seduta del 08/02/2022), con la quale ci si appresta a richiedere un finanziamento con fondi del PNRR di un progetto di impianto di essiccamento dei fanghi di depurazione nella zona ‘pantano’ nel Comune di Minturno ai limiti dei 500m dal fiume Garigliano e adiacente all’impianto di trattamento acque reflue esistente.
L’impianto tratterà 6500 tonnellate/anno di fanghi, come quello proposto ad Aprilia, e come sempre manca un confronto sulle decisioni e sulle proposte aperto a tutti i cittadini coinvolti e nell’Assise comunale dove, come nella precedente legislatura, non si sente commento o intervento da parte dei consiglieri di maggioranza e, ancor di più, dell’opposizione riguardo ad interventi di tale impatto sul territorio.
Siamo pur convinti che i fanghi in qualche modo debbano essere smaltiti e magari prima essiccati, così come l’utilizzo dell’energia solare è sicuramente nello spirito della transizione ecologica, ma la collocazione dell’impianto di essiccamento in zona “pantano” scelta per la vicinanza dell’impianto di trattamento esistente lascia delle serie perplessità”.
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I dubbi delle associazioni sugli impianti trattamento fanghi
La prima è quella che, ancora una volta, si ignora che tutta la zona tra Monte D’Argento e il Garigliano è per destinazione urbanistica riservata ad interventi dedicati soprattutto a destinazione turistica e di rivalutazione dei beni ambientali e culturali. E mentre continua l’assenza di ogni iniziativa in questa direzione (la foce, la portualità, assenza di un parco archeologico, soluzione del problema dell’abusivismo e delle decine di ettari di usi civici, azioni per una migliore fruibilità della costa) viene invece programmato l’ennesimo intervento residuale in tutt’altra direzione, come il progetto in questione.
La seconda: certo non è frequente che il Garigliano esondi ma se accadesse, e non è un evento raro, che fine farebbero i fanghi? La terza: nella documentazione non è dato esaminare (a differenza del sito di Aprilia) la relazione geologica che pure è importante poiché non a caso la zona è nota come “pantano arenile”. La quarta: la struttura da realizzare è comunque una trasformazione urbanistica in zona archeologica ma non sono allegati il necessario parere paesaggistico. Infine e non ultimo i finanziamenti del PNRR sono vincolati a precisi requisiti di legge richiamati nella stessa relazione tecnica e, in particolare, ritenendo i fanghi non un rifiuto ma un sottoprodotto del processo industriale della depurazione devono soddisfare determinati requisiti di legge.
Su questo punto riteniamo che non sussistano idonee garanzie soprattutto da parte del Gestore del SII e della STO di Ato 4. Basta osservare che non sono mai pubblicate le analisi chimico fisiche degli attuali fanghi destinati all’agricoltura al fine di garantire la loro qualità “concimante” e non “inquinante”, come ha evidenziato in generale anche un’inchiesta realizzata da una nota trasmissione televisiva. Prima di autorizzare l’uso dei fanghi in agricoltura e loro trattamenti come sottoprodotti del processo industriale l’ATO4 deve attivare procedure assolutamente trasparenti che assicurino in tal senso i cittadini e lo stesso deve essere fatto per i prodotti dei processi di depurazione che vengono immessi direttamente nell’ambiente nonché la depurazione e la distribuzione delle acque.
Il progetto vuole “cogliere” un’occasione di finanziamento ma ATO4 e Acqualatina non sono state in grado di affrontare seri problemi ambientali nella gestione del SII (perdite, torbidità, livelli di depurazione e riciclo dei reflui depurati, tutela delle sorgenti ecc.), come fanno ad essere credibili nei processi di “transizione ecologica”.
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