di Maria Francesca Ciriello
Si è svolto ieri presso il Cumeja Beach&Hotel di Baia Domizia il meeting dal titolo “Operazione Mare-Cielo”. Nel corso dell’incontro l’Ammiraglio e Direttore marittimo della Campania Pietro Vella ha raccolto la denuncia degli amministratori locali di Sessa Aurunca e Cellole riguardanti il fenomeno della pesca con sorbone. Il riferimento è alle numerose segnalazioni di imbarcazioni che utilizzano tubi soffianti per la pesca illegale. Si tratta di attrezzi calati dallo scafo che consentono di aspirare tutto il materiale presente sul fondale. Di conseguenza questi tubi permettono di pescare molluschi, telline e vongole. Questa modalità di pesca deve avvenire, secondo quanto previsto dalla legge, ad almeno cinquecento metri dalla costa. Tuttavia le segnalazioni sulla violazione di tali previsioni poste a tutela dell’ecosistema marino si susseguono e riguardano anche Baia Domizia. Fenomeni di pesca selvaggia e contraria ai criteri stabiliti dalla legge provoca enormi danni all’ecosistema in grado di creare condizioni che facilitano tra l’altro l’erosione della costa.
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Vella: “Massimo impegno contro pesca illegale e inquinamento”
L’Ammiraglio Vella ha garantito, da parte della Capitaneria di Porto, il massimo impegno nella prevenzione e nella repressione di tale fenomeno. “Dal nostro incontro a Napoli abbiamo sequestrato circa cento attrezzi. Nell’area di Baia Domizia è necessario non soltanto un pattugliamento via mare, ma anche un controllo dall’alto. Abbiamo già provato a realizzare dei controlli anche per individuare l’origine della scia che attraversa il mare e che più volte avete segnalato. Tuttavia non è stato possibile portare a termine quel monitoraggio. La temperatura delle acque, infatti, è ancora troppo bassa. Dovremo attendere temperature più alte per poter realizzare il monitoraggio necessario. Ad ogni modo, qualsiasi siano gli enti competenti da parte della Capitaneria di Porto c’è piena disponibilità”, ha spiegato l’Ammiraglio. Infatti nel corso del meeting sono stati evidenziate le riforme che, tra le altre cose, hanno frammentato la competenza tra i vari organi rendendo più difficile intervenire in ambito di reati ambientali.
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