Il boss della ‘ndrangheta Rocco Morabito, 56 anni, considerato uno dei piu’ importanti trafficanti internazionali di droga al mondo, è atterrato all’aeroporto di Roma – Ciampino nella mattinata di oggi, estradato dal Brasile, dove era stato arrestato il 25 maggio 2021 dalla polizia federale brasiliana, nel corso di un’operazione congiunta con i Carabinieri del ROS e del Comando Provinciale di Reggio Calabria, supportati dal Servizio di Cooperazione Internazionale di Polizia – progetto I-Can e dalle agenzie statunitensi DEA e FBI. Deve scontare una pena definitiva di 30 anni di reclusione.
L’arresto di Morabito in Brasile era stato fatto in esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dalla Procura generale di Reggio Calabria, diretta da Gerardo Dominijanni. Morabito era inserito nell’elenco dei latitanti di massima pericolosità facenti parte del “Programma speciale di ricerca” del Ministero dell’Interno. Morabito fu localizzato a João Pessoa mentre era insieme ad un altro latitante di ‘ndrangheta, Vincenzo Pasquino, a sua volta ricercato dal Comando provinciale di Torino dei carabinieri, che stavano conducendo indagini parallele coordinate dalla Procura distrettuale del capoluogo piemontese, diretta da Anna Maria Loreto.
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Rocco Morabito e l’incontro con Alberto Beneduce a Baia Domizia
Morabito ha iniziato a costruire il suo impero fondato sul traffico della cocaina a Milano, all’età di 25 anni. Oggi ne ha 54 e ha trascorso da latitante gli altri anni. Prima di diventare latitante, assieme ad altri affiliati, Morabito è entrato in contatto anche con gli ambienti della camorra. Fu infatti visto a Baia Domizia, all’interno dell’abitazione di Alberto Beneduce, boss e narcotrafficante camorrista conosciuto con il soprannome di “A’ cocaina”. Beneduce fu trovato qualche settimana dopo carbonizzato nel bagagliaio di un’auto.
Morabito riuscì a fuggire in Sudamerica con la falsa identità di Francisco Antonio Capeletto Souza, imprenditore brasiliano responsabile di un’attività di import-export e di una coltivazione di soia. Prima di essere fermato in Brasile fu arrestato in Uruguay. Qui viveva in una villa con piscina, aveva una Mercedes, 13 cellulari, 12 carte di credito e un passaporto brasiliano. Anche in quel caso l’estradizione era stata autorizzata ma a poche settimane dal trasferimento in Italia evase dalla terrazza del carcere.
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