Nel cuore della capitale francese, un tragico evento ha scosso l’opinione pubblica e ha innescato una discussione nazionale sul bullismo nelle scuole. Un giovane di 15 anni di nome Nicolas, che aveva sofferto per oltre un anno a causa di atti intimidatori e vessazioni da parte dei suoi coetanei, si è tolto la vita impiccandosi nella sua stanza. Questo drammatico episodio ha portato il ministro dell’Istruzione a lanciare un appello urgente contro le “persecuzioni scolastiche”.
La storia prende una svolta ancora più angosciante quando, solo pochi giorni dopo la tragedia, la polizia fa irruzione nella scuola media di Alfortville, alle porte di Parigi, durante l’orario delle lezioni. La preside ha guidato gli agenti fino alla classe di un ragazzo di 14 anni, chiedendo loro di attendere fuori. La classe è stata interrotta, e il giovane è stato fatto uscire. Nel corridoio, l’adolescente si è trovato di fronte agli occhi sbigottiti dei suoi compagni, mentre gli agenti procedevano all’arresto per bullismo e minacce. Il ragazzo è stato ammanettato e portato in commissariato.
L’intervento delle autorità
Le autorità hanno risposto con determinazione a Alfortville, in parte a causa delle circostanze precedenti legate a Nicolas, che avevano rivelato un comportamento discutibile da parte della dirigenza scolastica, in particolare del provveditorato di Versailles. Dopo mesi di denunce inutili da parte dei genitori, il dirigente scolastico aveva inviato loro una lettera estremamente critica, accusandoli di essere “non collaborativi”, insinuando che fossero degli agitatori e minacciandoli con conseguenze penali.
La sera del 5 settembre, Nicolas si è tolto la vita impiccandosi nella sua stanza, e la scoperta di quella lettera, alcuni giorni dopo, ha suscitato una indignazione diffusa, condivisa anche dal ministro Gabriel Attal, che ha definito la situazione una “vergogna” e ha richiesto la massima attenzione e severità contro il bullismo.
Tuttavia, l’arresto del giovane con le manette nel corridoio della scuola, avvenuto solo pochi giorni dopo il tragico evento, ha generato un’onda di emozione e sostegno nei confronti del ragazzo. Tuttavia, quando sono emersi i dettagli dell’incidente, la situazione ha preso una piega diversa.
Durante il fine settimana, il quattordicenne aveva preso di mira una coetanea di 15 anni attraverso Instagram. La giovane stava attraversando un processo di transizione di genere verso il femminile e frequentava una scuola vicina, sempre ad Alfortville. I messaggi inviati dal ragazzo erano estremamente offensivi e minacciosi, compresi insulti razzisti e omofobici, con frasi forti. Questi messaggi hanno scatenato l’indignazione dei genitori della giovane, che hanno immediatamente presentato una denuncia presso la preside e successivamente in commissariato.
Nel pomeriggio dello stesso giorno, il giovane è stato arrestato. Sottoposto a interrogatorio in custodia cautelare, ha espresso pentimento per le sue azioni. Dopo 48 ore, il giudice ha deciso di rilasciarlo, ma lo ha obbligato a svolgere un “lavoro socialmente utile”, il cui dettaglio sarà stabilito nelle prossime settimane.